Intervista ad Alexander Ochs, direttore del Climate & Energy Program del Worldwatch Institute.
di Alessandra Viola
La domanda energetica mondiale nel 2030 può essere ridotta di un terzo semplicemente puntando sull’efficienza. E la metà della rimanente domanda potrà essere garantita dalle rinnovabili, con una diminuzione delle emissioni di gas serra pari al 52%. Ma a patto che modifichiamo il nostro stile di vita.
Vent’anni di tempo per dimezzare le emissioni globali di gas serra e provvedere alla metà del consume energetico mondiale con le rinnovabili. O sarà un disastro. Vent’anni per contenere il global warming entro livelli accettabili per il Pianeta, ma anche vent’anni per essere tutti un po’ più felici. Detta così sembra un’enormità, una cosa assurda o al meglio semplicemente un’utopia. Al Worldwatch Institute di Washington però fanno sul serio. E nello State of the World 2010, insieme al rapport Renewable Revolution, hanno messo a punto uno scenario future tutt’altro che campato in aria. Secondo le nostre proiezioni, che sono diverse da quelle elaborate dall’Agenzia internazionale per l’energia e che abitualmente si usano come scenario di riferimento- spiega Alexander Ochs, direttore del Climate & Energy Program del Worldwatch Institute- la domanda energetica mondiale nel 2030 può essere ridotta di un terzo semplicemente puntando sull’efficienza. E la metà della rimanente domanda energetica, sempre nel nostro scenario, potrà essere garantita dale rinnovabili con una diminuzione delle emissioni di gas serra pari al 52%. Naturalmente, a patto che introduciamo un efficace sistema di regolamentazione e modifichiamo il nostro stile di vita: se ognuno dei 6,8 miliardi di abitanti della Terra conducesse una vita simile a quella di un nordamericano medio, il Pianeta sarebbe già collassato.
[Read the full article published in Oxygen 11 (10/2010): “Green Power”]
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